Dogma

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Muovendosi abitualmente verso il progressivo sfilacciamento dei vincoli dell’Immagine e verso, dunque, la sua corrispondente liberazione, non è cosa insolita (è, anzi, punto di partenza per questo spazio di condivisione) tentare di sbilanciarsi verso un indefinibile altro, verso un sistema di immagini in movimento che sia di fatto asistemizzato e destrutturato, verso una generazione desottomessa ed incontaminata che si regga in primis sulla distruzione dell’istituzione, della canonizzazione, della regolamentazione. Stiamo parlando pur sempre di Cinema, di κίνημα, di movimento; ragion per cui scopo principale di Immagini di Confine è la ricerca del movimento nei subbugli dell’esplorazione e non l’accettazione della stasi del fatto e rifatto. Lungi da noi l’affermare che all’Immagine Liberata ci si arrivi, di fatto qui interessa il provarci, l’avere lo sguardo stanco di ciò che si trova davanti e desideroso di veder ardere il falò della sistemizzazione cinematografica: siamo contenti dell’esplorazione (più o meno genuina, poi sta a chi guarda stabilire se questo si decida nel suo sguardo o in quello di chi lo attira). Capita tuttavia (ed è da qui che si riparte) di imbattersi in roghi incontrollati, in barlumi di liberazione, alla soglia dell’abisso. Capita di vedere l’Immagine riappropriarsi del suo potenziale rifondante e ridare al κίνημα un significato nuovo. Dogma è Immagini Oltre Il Confine.

Dogma #001: The act of seeing with one’s own eyes (Stan Brakage, USA, 1971)

The act of seeing with one's own eyes

Dogma #002: La última película (Raya Martin, Mark Peranson, Messico, 2013)

La ultima pelicula

Dogma #003: Cavalo Dinheiro (Pedro Costa, Portogallo, 2014)

Cavalo Dinheiro

Dogma #004: Videograms of a revolution (Harun Farocki, Andrei Ujică, Germania, 1992)

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